Canzoni

Da Fuoco Nero.

From the ash

Autore sconosciuto
From the ash of an ancient castle
will rise an old house lineage
tremble strong in your heavy cloak
because you don't forget they are alive

When the rain wets your face
hints a melancholy smile
chills run down your spine
because the heirs will never sleep

The towers printed against the sunset
the armor sparks of a bloody red
dwell your hand on sword lifted
because the bloodline will be respected

From the ashes of a fortress
hide the cowardice into the wine
resurrected is the ancient line
because you don't forget they are alive

La Canzone del Deserto

Autore sconosciuto
Di lacrime e di sangue, di polvere e di vento,
di tutti i nostri sogni è la sabbia del deserto,
perché è lì che sono scritte le storie di tutti,
puttane, sognatori, eroi per caso e farabutti.

Il deserto è il cimitero della gente senza storia,
di paure, menzogne e amori ignori alla memoria,
tra rovine di un passato di violenze e rancori,
per trovarsi, nel domani, una volta ancor più soli.

D'infinite solitudini, di lacrime e di vento,
di sangue e di follie, è la sabbia del deserto,
di eroi senza volerlo, di amori senza fine,
di strade nella polvere che incrociano le vite.

Ma mai sarà finita,
la canzone del deserto, il deserto della vita.

Il ritorno a casa

Autore sconosciuto
Cantamo, cantiamo
il freddo lasciamo!
Voga un altro po', vai!
È tardi ora mai,
voi siete già nei guai!
voga amico mio, vai!
Qua non si può stare
c'è troppa via da fare...
Voga, voga
voga un po', amico
voga un altro po',
dove si va non lo so!
Cantiamo, balliamo
la fame lasciamo!
Voga un altro po', vai!
Partiamo di nuovo
per non ritornare!
Voga amico mio, vai!
Non voglio scherzare,
c'è troppa via da fare...
Voga, voga
voga un po', amico
voga un altro po',
dove si va non lo so!
Cantiamo, cantiamo
la morte lasciamo!
Voga un altro po', vai!
La guerra non la rivedremo già mai!
Voga amico mio, vai!

Glory to the Brave

Questa canzone, originaria dell'Isola dell'Orso, venne portata sulla terraferma dai contingenti Mormont e subito adottata da tutti i soldati del Nord, in occasione di funerali solenni di combattenti che si erano distinti per valore e coraggio.

Snow is falling down on this glorious land
colors fading, turning into white again
To fallen heroes angels sting, they cry their winter tears
endless mourning days will turn to years

So this is goodbye, I take leave of you and
spread your wings and you will fly away now, fly away now

Nothing on earth stays forever
but none of your deeds were in vain
Deep in our hearts you will live again
you're gone to the home of the brave

Senza titolo

Autore sconosciuto
Su, sulla cinghia rovesciata
Con cuore d’acciaio, l’hai scalata.
L’acqua dell’oceano è ghiacciata
E l’ora della tua morte è quasi arrivata
Con le fanciulle sei andato a dormire
Tutti un giorno dovranno morire!

Saltafuoco ovvero La canzone di Lord Crossfire

Seduto alla taverna, l'uomo ascolta le conversazioni delle persone attorno. Si parla delle cento monete d'oro rubate, che ogni tanto diventano cinquanta o mille a seconda dei tavoli; si parla di strani movimenti a sud e lungo le vie, di misteriosi guerrieri che distruggono tutto ciò che incrociano sul loro cammino; si parla di un uomo giustiziato senza colpa, un uomo con sangue reale nelle vene. Il popolo ama le storie. Poi, un gruppo inizia a colpire ritmicamente il solido legno del tavolo e intona una canzone. Poco a poco tutta la sala si unisce. Gente fuori entra per unirsi al coro. In poco tempo, l'uomo si ritrova immerso dentro quella canzone, dentro la nascita di una nuova leggenda. Sorride. Sì, il popolo ama le storie, il popolo ama i suoi eroi.

Saltafuoco, Saltafuoco
Corri veloce nel bosco infuocato
Saltafuoco, Saltafuoco,
oltre le mura del fiore spinoso
una signora sospira per te!

Stupidi briganti, che fregaron il teschio nero,
di cento monete più leggero!
Falchi, grifoni, e anche qualche schiera di coglioni,
verso l’impresa di poterle trovar!

Saltafuoco, Saltafuoco,
corri veloce nel bosco infuocato
Saltafuoco, Saltafuoco,
oltre le mura del fiore spinoso
una signora sospira per te!

Verso l’impresa che volle il pesciolino,
l’armata procedeva lungo il suo cammino,
ma nella radura un verde fuocherello
avvolse le gambe del lord senza cervello!

Saltafuoco, Saltafuoco,
corri veloce nel bosco infuocato
Saltafuoco, Saltafuoco,
oltre le mura del fiore spinoso
una signora sospira per te!

Come conigli fuggi’ono veloci,
mostrando il deretano violato rudemente,
lasciando un mercenario solo col becchino,
ma egli riscrisse da solo il suo destino.

Saltafuoco, Saltafuoco,
corri veloce nel bosco infuocato,
Saltafuoco, Saltafuoco,
oltre le mura del fiore spinoso
una signora sospira per te!

Dalla schiena di ferro e l’animo di un leone,
ferito nel cuore che arde di furore,
salta oltre fuoco, oltre la paura,
acciaio che trapassa la nera armatura!

Saltafuoco, Saltafuoco,
corri veloce nel bosco infuocato,
Saltafuoco, Saltafuoco,
oltre le mura del fiore spinoso,
una signora sospira per te!

Neve al Sole

Di Mel Lungapenna
Scende la Tormenta, possanza temuta
la furia del Lord che giunge tuonando
forte di braccio, risata arguta:
Bada, è l’Inverno che sta arrivando!

V’era altresì del deserto un Fiore,
da Rosse Montagne il vento la spinge;
attenti, miei Lord, ea reca dolore:
sugli occhi suoi dolci promessa perisce!

Corri veloce nel bosco infuocato,
Lord della Torre, qualcuno t’attende.
L’ardito dono, l’amore bramato:
quel Fiore del Sud che fiamma t’accende!

“T’amo”, ahimé, son brevi parole,
d’arguzia di donna cadesti preda.
Povero Lord, neve al Sole:
dal suggello del patto il Teschio s’avveda!

Già, che l’Inverno è ormai alle porte,
e le parole le porta via il vento.
Promesse vane ormai son morte:
d’alto lignaggio soffri l’avvento!

Alto lignaggio, stavamo dicendo?
Alto lignaggio disperso nel vento!
Piega il ginocchio, come neve cadendo:
Anche il Nord ha un fuoco, ma ormai s’è spento!

Or perderai il tuo candor, dolce fiore,
ma forse d’altra cagion fu lordato?
Con mente svelta recasti dolore:
Due prodi uomini hai rovinato!

Illuso uno, l’altro caduto,
feccia rimani, feccia diventa;
udite ora questo bel liuto:
solo una dama ghigna contenta!

Piangono in due, o ancor non sanno
che vittime cadder di sguardi e parole;
chi il proprio amor, chi l’alto lignaggio
sciolse crudele come Neve al Sole!

Palco di Sangue

Di Mel Lungapenna
Ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa!
Bevono i soldati avanti al fuoco la sera
Bevono i soldati vino a sazietà.

Musica di tamburelli fino all’aurora,
il Baratheon che forse la Dayne accoppò
vide nelle accuse la sua Oscura Ora,
e a singolar tenzone Harroway sfidò.

“Salvami, salvami, savio Lord Shawney:
nelle parole pietade non ho!
Con tanto sangue io lavo gli orrori
di costui che la verità cercò!”

“Dategli dategli spada e brocchiere,
ferro lampante, legno d’un Re,
presto, più presto perché possa barare,
dategli lo scontro più feroce che c’è!”

Ma ahimé il nobil Lord di Torny Flower,
uomo possente, più grande non c’è,
unico che la Sua Furia osò sfidare,
volle far capire il Lord Maggiore chi è!

Oh! Oh! Mazzate (x4) Oh! Oh!

Come una pentola, sangue e bollori
ferro d’usbergo trattiene si sa!
Alché il buon Roman volle gli onori
Facendo mostra delle nudità.

“Avanti, Cervo, che stai a fare,
temi forse ancora per la tua dignità?
Tremi forse alla tua idea di pugnare?
Mostrami ogni faccia della tua slealtà!”

Alfin il Cervo si dovette spogliare,
poiché non mostrasse meno virilità.
E costui che soltanto sa menare
vinse il duello con malignità.

Verde il prato, d’ambra il legname,
rosso il sangue che terra toccò:
anche se grande il Lord di Torny Flower,
stanco di lottare la sua testa chinò.

Cadde Harroway per lavare l’ingiuria
Là nei Fiumi dove non c’è più verità
Grida il folle Cervo: “Nostra è la Furia!”
Ma la Giustizia qua, come si fa?

Oh! Oh! Mazzate (x4) Oh! Oh!

La Grappa di Scioni

Dei balordi della Locanda dell'uomo inginocchiato
Ehi, dai, vieni anche tu!
Bevi bevi la Grappa di Scioniiiiiiiiii!

(Variazioni sul tema)
Scioni, Scioni, viva la Grappa di Scioni!
Scioni, Scioni, viva la Grappa di Scioni!
E l'ha bevuta tutta, e non gli ha fatto male:
l'acqua fa male, la grappa fa cantare!

(Possibilmente con qualcuno che porti in trionfo il busto di di Lord Shawney, esponendolo a mo' di trofeo)
Uno di noi, Lorsciòni uno di noi!
Uno di nooooooooiiiiiiiiiiiiiii!
Lorsciòni uno di nooooooooiiiiiiii! (etc.)

Il rifiuto al duello

Canto commissionato da Gareth Baratheon, di Ser Trona
Sir Baratheon ti sfida a duello,
sei pronto a questo fardello,
la spada lucente, l'elmo cornuto,
e la fierezza d'un guerrier vissuto,
alla sua lama sottrarti non potrai,
se non come un vil bimbo piangerai.

Rit.
Il guerriero cerca sempre il duello.
ma oggi qualcuno ha preferito il bordello,
questo è il canto della finta tenzone,
finta perché tra guerriero e buffone.

Messer Hightower non rispose all'appello,
le gambe tremavan al verbo duello,
la faccia pallida il tratto del viso acuto,
per la sua vita deve aver più che temuto,
da questa tenzone se ti sottrarrai,
con questa canzone ricordato sarai.

Rit.
Il guerriero cerca sempre il duello,
ma oggi qualcuno ha preferito il bordello,
alcuni amano con la spada ferire,
altri dietro ai libri son destinati a perire.

Canto commemorativo dell'anniversario dell'unione casa Manwoody e casa Martell

Di Ser Trona
Casata inflessibile del deserto,
donna dal dolce cuore aperto,
forse dura a volte con la parola,
ma il duro clima le fece da scuola.
Con quest'unione si avrà pace e prosperità,
e nel suo regno nessun chiederà più carità
lei è una lancia contro il sole scagliata,
Regina del sud dall'anima mai domata .
Roman è un signore forte e generoso,
un uomo che porta un blason pericoloso,
un teschio d'oro incoronato,
poco adatto a chi di cuor è dotato.
Ma nel suo cuore v'è per il prossimo amore,
egli è un grande cavalier dal forte onore,
sposando una regina alla famiglia alleata,
gettò le basi per una lunga epoca dorata.
Solo un anno dal matrimonio è ormai passato,
ma quest'unione dai sette ha avuto il suo fato,
due case da epoca molto unite ed alleate,
hanno creato due pargoli dalle strade incrociate,
il popolo può benedir per anni le sue divinità,
Manwoody e Martell saranno pace, fortuna e prosperità.

Canto del popolo Manwoody

Montagne rosse noi vediam,
Manwoody noi ci chiamiam,
terra difficile da lavorar,
ma non ci lasciamo disperar.
Noi siam famosi per fedeltà,
ingegno, pace e laboriosità,
vieni da noi per lavorare,
e nessuno ti potrà più tormentare.
Teschio e corona in campo nero,
di questo blasone io vado fiero,
Manwoody io mi faccio chiamare,
e nessuno la felità mi potrà levare.

Ecco a cosa porta l'avventura

Di Ser Trona
In una foresta un bardo si era allontanato,
con la testa assorta in un canto strampalato,
sperava di ritrovar un oggetto perduto,
quando sentito un grugnito si fece muto,
voltandosi poi verso la boscaglia fitta,
gli venne a dir poco la peluria ritta,
un grosso maiale lo stava ad osservare,
ma senza che un passo osasse fare.
Il bardo capendo la sua brutta situazione,
pensava che a lui toccasse di sangue minzione,
non volendosi far caricare dal suo piatto preferito,
fin in cima ad un albero come un roditor è salito,
guardando dall'alto verso la base dell'arbusto,
vide che la creatura a torturarlo non avea più gusto.
La moral della storia è si fatta,
possa esser io una testa matta,
se un brigante il bardo incontrava,
tal pietà di sicuro non la mostrava,
tra maiale in vero v'è differenza,
come tra lord e chi vive di violenza.

Premessa Bardica alla commedia di Mel Lungapenna

Di Ser Trona
In queste belle terre di guadi,
all'ascolto è meglio che badi,
tante storie son qui partite,
ed alcune valgon come pepite,
ma dovete fare grande attenzione,
a tutte non dovete prestar cagione,
seppur un bardo sia un portento,
porta voci come un soffio di vento,
lui ha le orecchie sempre aperte,
e ha paura delle ferite inferte,
ma se a tacer lo riuscite ad obbligare,
le voci brutte potrebbero non arrivare,
perché del bardo non fermerete la parola,
essa a quel punto alle vostre spalle vola,
e come un pugnale molto affilato,
vi si infilerà dietro al costato.

Il Cavaliere del Grano

Di Ser Trona
Il grandioso Cavaliere del Grano,
era solo un misererrimo popolano,
armato di spada e ligneo scudo,
finì la bella come un verme nudo,
"Son sopravvissuto alla battaglia!"
quasi fosse un asino che raglia.

Grande cavaliere del grano,
al mulino hai scavato con mano,
hai seppellito gli ori dei guerrieri,
e sei tornato ad esser l'uomo di ieri.

Nel tuo mulino sei quindi tornato,
e tua moglie Rosita hai ritrovato,
"Fortuna e gloria" hai poi sussurrato,
e in quel momento ti sei rovinato,
or sei eroe e uomo molto abbiente,
ma presto sarai spettro nullatenente.

Grande cavaliere del grano,
in battaglia non fosti vano,
hai guadagnato col sangue,
ma il tuo destino or langue.

Il mulino in notte rapido è bruciato,
tua moglie con l'oro ti ha salutato,
or neanche di Antonio puoi ricordare,
il nome umano che solevi portare,
sei il cavaliere del grano e sei morto,
ma il tuo spirito si è tosto risorto.

Spettro cavaliere del grano,
alla fine l'hai preso nell'***,
sei or fantasma di vendetta,
che fu eroe e perse la via retta.

Il figlio di Jasper Lannister

Di Ser Trona
E chi sei tu il Leone ruggì ferocemente,
al biondo boccolo del bimbo ridente,
non fu il mio seme nemmeno il più losco,
questa è tutta la verità che io conosco,

In una notte tetra tua madre ho incontrato,
ma nel suo letto non mi sono conciliato,
ero stanco e son rientrato nelle mie magioni,
non fu sera abbastanza lunga per libagioni.

E così parlò e così parlò il leone
ma di quella sera restava un nebbione
e nessuno riconosceva il biondo ricciolone.

E così parlò e così parlò il signor lord del leone
ma di quella sera restava sol un gran nebbione
e nessuno voleva il pargolo bastardo in questione.

Ballata a due sul Cavaliere del Letto

Di Ser Trona
T: Hai sentito l'urlo stanotte?
S: Cos'è i soliti lord fanno a botte?
T: Qualcuno sotto talamo infilato
S: Davvero e chi lo ha scovato?
T: ho visto due lord interrogarlo
S: e nessuno a giustiziarlo?

T: No un nuovo cavaliere è nato!
S: Chi è? come viene chiamato?
T: L'indesto cavalier del letto!
S: E chi sarebbe il poveretto?
T: Gharrett sotto il talamo scovato!
S: il ganzo cavalier letto è così nato!

S: Ma dimmi dove l'han trovato?
T: Sotto il letto di Sarabi era celato.
S: Ma lei or dalla vita s'è privata
T: e la verità resterà a noi celata!
S: già ma che fine tremenda!
T: che sia la fine di una leggenda?

S: No un nuovo cavaliere è nato!
T: Il suo nome sarà celebrato!
T: L'indesto cavalier del letto.
S: colui che nel sonno t'aspetto.
T: Gharrett sotto il talamo scovato.
S: il solo cavalier letto è così nato!

Elayne

Ballata commissionata da Lord Svenson Manstark per sua moglie Elayne, di Ser Trona
1: Ti voglio raccontar di una raro fiore,
2: E quale storia oggi mi vuoi narrare?
1: di colei che rubò del ManStark il cuore,
2: Nel forte ho visto rossi capelli passare,
1: E' lei hai visto il rosso fiore del Deserto
2: Colei che il cuore di Sven ha aperto
1 e 2 :Su Harrenal un rosso fiore è approdato,
il rosso fior del deserto è qui spuntato,
dolce per bellezza e rara per durezza,
la Lady d'acciaio Elayne sua altezza.
2: Posso dir che me ne son innamorato?
1: Dolce e decisa è Elayne la combattiva
2: Capisco perché dal nord si sia spostato
1: Ad angelo non puoi dar risposta negativa
2: Lady Elayne è la nostra nuova signora
1: Lunga vita lei sia intonato per anni ancora!
1 e 2 :Su Harrenal un rosso fiore è approdato,
il rosso fior del deserto è qui spuntato,
dolce per bellezza e rara per durezza,
la Lady d'acciaio Elayne sua altezza.

Marcia inno di Harrenal

Canto commissionato da Lord Svenson Manstark, di Ser Trona
La nera e vecchia fortezza,
un rifugio di pietra grezza,
un popolo più volte rinato,
nello spirito che è fortificato,
dal nord una calda Brezza,
Lord Sven è nostra altezza,
un comandante determinato,
un capo dall'animo beato.
Popolo di Harrenal salutate il nuovo giorno,
il nemico toglieremo per sempre di torno;
Popolo di Harrenal urla la tua eterna gloria,
oggi è il giorno in cui urleremo tutti vittoria!
Solo al drago noi rispondiamo,
tutti gli altri noi dominiamo,
siamo tutti come la torre nera,
non ci abbatte nessuna bufera,
siamo come la pietra della rocca,
resistiamo al dardo che ci incocca.
Popolo di Harrenal salutate il nuovo giorno,
il nemico toglieremo per sempre di torno;
Popolo di Harrenal urla la tua eterna gloria,
oggi è il giorno in cui urleremo tutti vittoria!

Il giorno che uccisero Robin il Nero

Autore sconosciuto
Il giorno che uccisero Robin il Nero
Pianse la dama e rise il guerriero;
Lo Sconosciuto tende l'artiglio,
Scorre fumante il sangue vermiglio.

Dicevano fosse il figlio di un drago,
Nato in segreto sul bordo del lago;
Dicevano fosse un feroce assassino,
Le mani rosse del sangue di bambino.

Non fu però l'acciaio affilato
a ucciderlo, né l'atto efferato,
Né fu il capriccio di un pesciolino:
Non era altro che un burattino.

Madre, oh Madre, insegna ai tuoi figli
A stare lontano da certi gigli:
Poiché il sorriso di alcune dame
È più mortale di mille lame,
E le catene di baci forgiate
Sono più strette di quelle ferrate.

Il giorno che uccisero Robin il Nero
Rise la dama e pianse il guerriero.
Cala la sera, concluso è il gioco,
Domani è un giorno di sangue e di fuoco.

Morte da Pesce

Autore sconosciuto
V'era un tempo in cui gli eroi eran dannati,
sempre candidi e mai d'onor macchiati,
poi vi son un manipolo di meno eletti,
che non pongon fine ai lor progetti,
da qui parte la narrazione assai reale,
di come un piano possa andar male.


I nostri eroi entrano acclamati, dalla folla di baci e di rose ghirlandati, del polpo più
cattivo annoveravano la presa, ma qui inizia la sorpresa.
I nostri eroi da un bel tonno erano in realtà pagati e a lui volevan presentare, quella
preda sensazionale.


Ma la sorte si sa è una donna bislacca,
ed ecco che ratto il tonno finisce in sacca,
da un branco di polpi è stato catturato,
al fine dell'esser col prigionier barattato,
così a ciaschedun vada dato un ostaggio,
iniziando dei messi l'implacabile viaggio.


E così il Pesce era finito prigioniero e i primi messi dei Polpi decisero di far la loro
mossa, ma non tutto secondo i piani sembra andare.
Il prigioniero dei nostri eroi era scappato, si scappato, i nostri eroi si bravi alla pugna
non eran avvezzi a far da balia. La fortuna volle dar loro una opportunità, ma si sa chi
non sa coglier l'occasione, finisce per far la fine del pecorone.


E così la prima trattativa va in atto,
i due voglion che lo scambio sia fatto,
gli eroi però mantengono precauzione,
e parlan da una distante posizione,
così fra i messi la paura inizia a salire,
e per mano amica un polpo finisce col morire.


Alastor del fiore messo degli eroi ha nei piedi tante piaghe, ma si chiede se stian più
male i suoi piedi o le teste degli eroi or così pavide. In casa dei polpi invece è gran
festa, i messi han fallito, ma in fondo il più vile dei due è crepato, mentre il lor
prigioniero è stato salvato. "Or che fare del Pesce catturato? Divertiamoci a schernir
gli eroi ed il lor blasonato" ed iniziarono ubriachi a cantare:


"Noi questo vogliamo,
si lo pretendiamo,
il pesce noi abbiamo,
il polpo serviamo.


Di ambrosia un pugno,
del piromante il grugno,
le palle del sir fulminato,
poi l'incanto è completato,


Noi questo vogliamo,
si lo pretendiamo,
il pesce noi abbiamo,
il polpo serviamo.


L'incanto per liberar il Pesce,
vediamo come ci riesce,
mi reccomando gli scroti,
che non siano vuoti.
Noi questo vogliamo,
si lo pretendiamo,
il pesce noi abbiamo,
il polpo serviamo."


I servi del polpo dettarono questa volta le loro condizioni ancora alticci agli eroi, in
un momento epico in cui Sir Alastor ancora una volta si contraddistinse in un eroismo
inutile e sottopagato.
Fu in quel momento che il Sir del Fiore si mosse in avanti e disse:


"Se il mio corpo prender potete,
cosa di più o voi volete,
io sono un ser dell'altopiano,
su di me potete metter mano."


La voce uscì dal Ser così candida e dolce che ebbe l'effetto di una foglia che cade in
mezzo ad un campo di battaglia, dal Polpo fu subito glissato:


"Alla notizia dello vostro estremo atto,
io il membro su di uno scoglio sbatto,
pugno, lingua e palle mi consegnate,
o il Pesce vostro caro voi or salutate."


Durante il candido canto, gli eroi erano costernati, mai ai loro beni avrebbero
rinunciato, tantomeno quello che al ben più prezioso doveva rinunciare. L'idea fu
subitanea, usare un popolano, quanto stupidamente detta dinnanzi al servo del polpo.


Il servo del polpo solo rimasto,
non volea esser dei lord il pasto,
quindi deglutendo l'amar boccone,
cercò di prestarsi alla situazione,
"Per me quel potete far ciò che volete,
solo le vostre natiche or muovete".
"Zitto" fu subito da lor tacciato,
e poco dopo fu bello che affettato.


Poi giunse un altro servo servo del polpo assai preoccupato dal non ritorno
dell'amico.
Ma gli eroi sapevan come agir allo spuntar dello pericolo e subito gli fecero ber una
pozione dell'ammirazione, ma mentre su questi fatti io voglio glissare vi proporrò il
canto di un pesce che si era fatto catturare.


"Signore fra tutti i signori,
sono dei fiumi la creatura,
sono stato il lord della paura,
ho vissuto una vita di onori,


Ho avuto sfortune e fiori,
dal fratello fui anche tradito,
e nel sonno fui tramortito,
ma del tramonto vedo i colori.


All'occaso tutto vedo e sento,
della morte il presentimento,
la mia follia è stata il cavallo,
che ha portato il carro in fallo,
mai indietro potrò tornare,
e mi vedo il piede mozzare.


La mia gamba sembra bruciare,
perdo sangue e sento le urla,
ditemi che non è una burla,
forse mi son riuscito a salvare.


Non sento nessuno armeggiare,
il silenzio mi sta accompagnando,
ed un idiota passa fischiettando,
sembra proprio io debba crepare.


All'occaso tutto vedo e sento,
della morte il presentimento,
la mia follia è stata il cavallo,
che ha portato il carro in fallo,
mai indietro potrò tornare,
e qui finirò per le cuoia tirare."


E finito questo canto il pesce si spense lentamente tra le mani del cavalier del fiore, il
cui sforzo risiederà come i precedenti negli annali dei grandi gesti inutili.
Per chi si chiede cosa sia successo il fatto è pur semplice, il Polpo sentì puzza di
trappola e tagliò il piede del Pesce per darsi alla fuga, gli eroi come vi spiegai non
son fatti per badare, ma per pugnare e seguiron la preda; mentre il pesce era lì
immobile, attonito, che tendeva quel piede a quel cielo lontano... fino all'arrivo del
cavaliere del fiore.
Se qualcun invece si chiedeva chi fischiettasse, si narra che l'eroe D'Ambrosia tornò
eccitato dalla missione riuscita tanto che mentre era a chiedere i soccorsi in taverna si
dimenticò del pesce tra il primo ed il centesimo brindisi.

Lo stallone delle Acque Nere

Autore sconosciuto
Tante lacrime in una giornata,
di una bambina era il funerale,
il padre al nulla da un'occhiata,
c'è chi mormora e parla male.

La madre non c'è e non si vede,
lei è con un Waters e la sua spada,
diventar combattente lei crede,
ma chissà dove il gladio vada.

Ecco la ballata della madre addolorata,
che al funerale non si è mai presentata,
perché dal dolore era assai piegata,
e dal dietro il bastardo l'ha aiutata.

L'ode del Nero

Autore sconosciuto
Che n'è ormai della cavalleria?
Coraggio, audacia e millanteria!

Quanto sangue bastardo potrà governare,
Prima che i Guadi dovran soffocare?

Festeggiate signori dai nobili modi,
Che tanto al pettine verranno i nodi.

Gioite allora buon lord della Rocca,
Col dono del Nero, una filastrocca,

Per la bimba il cui sangue è ancora più sporco
Del trogolo del lord che è un vero porco!

Di nobile dama cercava le nozze,
Ma più di puttana bramava carezze,

E che grande fortuna ebbe il neonato signore,
A scoparsi un tal nome a tutte le ore!

Ma benché io sia certo che vi mise impegno
Non sarà mai bastato il suo bastardo legno

Ed è risaputo che al biondo del miglio,
Preferisce da sempre il rosso vermiglio!

E mentre di sangue ha le mani lordate,
La sua spada non conta le vite spezzate

Il sangue bastardo si è fatto sentire,
E la sua ambizione gli fa ribollire.

E mentre governa su più di una terra
Calpesta ogni cosa sul piede di guerra

Sordo al lamento della povera gente
Dimentica anche la moglie impaziente

E quando il fabbro chiude bottega
La timida moglie infine si piega

A cercare conforto, ma non nella fede,
Bensì nelle braghe del primo che vede!

Vedete mio lord, mi son fatto poeta,
Per rendere omaggio alla bella neonata

Il cui padre è nessuno e tutto il villaggio
Poiché come nobile siete un oltraggio!

E se vi chiedete come faccio a saperlo
Venite alla Rocca voi stessi a vederlo!

In fine una cosa vorrei domandare
Se una volta cresciuta la posso sposare!

Sai che stirpe di cani ne può venir fuori
Fra me e la bastarda saranno gli allori!

Sangue e terrore

Autore sconosciuto
Sangue e terrore
scorrono lungo le Terre dei Fiumi.
Abbiamo visto sotto i nostri occhi
cadere in ginocchio
le nostre città, la nostra gente, i nostri cuori.
Non importa chi siamo
soldati, tavernieri, agricoltori,
cortigiane o cantastorie
Tutti noi siamo in pericolo,
siamo spesso dimenticati,
ma non da tutti.
Siamo reietti,
ma non per tutti.
Temerario come il Guerriero,
l'ho conosciuto e dico il vero,
Sir Prester da Feastfires
non solo ha combattuto,
Instancabile e fiero
contro i pirati delle Stepstones,
portando con sè al suo ritorno
i segni del nemico sul suo volto,
Il Giovane Toro è stato accanto al popolo,
proteggendolo
come lama dei Sette
Ma il bel Sir Prester non è solo,
altri puri di cuore
si sono uniti alla sua giusta causa.
Sette nobili cavalieri
infusi di coraggio, umiltà,
saggezza, pietà...
che veglino su di noi,
in questi tempi oscuri.
Gli eroi di cui la gente ha bisogno.

In caduta del Castellano

Di Ser Trona
Oh Castellano,
morto in vano,
il mio pianto è per te,
le stelle piangeranno,
i fiumi scorreranno,
ma fianco non ci sarai te.

Tu splendi come il giorno,
io sono la notte oscura,
fai questo viaggio senza paura,
ti vendicherò o da te farò ritorno,
Or riposa oh Castellano,
ti seppellirò di mia mano.

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